Pignoramento

Il pignoramento consiste nell’ l’espropriazione coatta di beni mobili e immobili.

I beni mobili soggetti a pignoramento possono essere di diversa natura: dall’autovettura allo smartphone, dal laptop al camper. Sono tuttavia previste dal codice di procedura civile delle limitazioni, volte a garantire al pignorato uno stile di vita dignitoso e il rispetto del decoro, che vedremo nel dettaglio più avanti.

Con “beni immobili” invece si fa riferimento non soltanto a case e terreni, ma anche a tutto ciò che viene edificato, e persino a diritti immobiliari. Le procedure che riguardano il pignoramento di un immobile sono estremamente lunghe e costose, pertanto in genere il creditore ricorre a quest’opzione solo in caso di debiti di grande entità.

Infine, possono essere pignorati anche lo stipendio e la pensione, e in questo caso si parla di pignoramento di crediti in possesso di terzi; si parla di pignoramento presso terzi ed anche in questo caso la legge regolamenta quanto è effettivamente pignorabile e quanto debba rimanere al debitore per garantirne la sussistenza.

L’effetto del pignoramento è di 90 giorni, al termine dei quali, se non viene depositata l’istanza di vendita o di assegnazione, diventa inefficace.

In tutti i casi il pignoramento è solo il terzo ed ultimo step dei procedimenti attuabili dal creditore. Se si hanno debiti nei confronti di banche, finanziarie, istituti di credito in generale, questi possono infatti procedere secondo tre diverse modalità al fine di recuperare i crediti.

Decreto ingiuntivo

L’autorità giudiziaria, che può essere il Tribunale o il Giudice di Pace, fa da tramite tra il creditore e il debitore, ed impone a quest’ultimo di saldare il debito entro 40 giorni dalla notifica.

Con la notifica di un decreto ingiuntivo hai tre strade da poter percorrere: opporti, adducendo una motivazione legittima, proporre una soluzione transattiva all’istituto di credito, cioè concordare un piano di rientro o saldo e straccio, o infine non procedere in alcun modo.

Precetto

Se hai deciso di restare inerte, ti verrà notificato un atto di precetto, tramite il quale sarai sollecitato a pagare il debito entro dieci giorni dalla ricevuta d’ingiunzione.

In questo caso all’ammontare dei debiti contratti saranno aggiunti gli oneri moratori e le spese legali cui la banca o la finanziaria ha dovuto far fronte.

Anche di fronte ad un precetto hai tre possibilità: opporti, proporre una soluzione transattiva o non procedere.

Tipi di pignoramento

Se resti inerte dopo il decreto ingiuntivo e il precetto, si arriva al pignoramento, ossia all’acquisizione di beni da parte dell’istituto di credito.

Puoi proporre un accordo alternativo in ogni momento del processo, ma ti consigliamo di essere quanto più celere possibile: più passa il tempo più aumentano le spese legali per la banca o la finanziaria, e dunque diminuiscono le probabilità che un’eventuale proposta transattiva venga accettata.

Il pignoramento può essere mobiliare, qualora riguardi beni appunto mobili, come l’automobile o un computer, o immobiliare, nel caso di uno o più immobili che verranno venduti all’asta per soddisfare il credito.

Esiste anche il pignoramento attraverso terzi: l’autorità giudiziaria acconsente che vengano assegnati al creditore eventuali crediti che il debitore ha verso soggetti terzi, ossia pensioni, conti correnti e stipendi.

Pignoramento del conto corrente

Il pignoramento del conto corrente consiste nell’espropriazione dei fondi presenti sul conto. Se i fondi depositati sono sufficienti a coprire il debito, questi vengono bloccati dalla banca in toto e aumentati della metà. Ad esempio, se il tuo debito è di 1000€, la banca ne vincolerà 1500€.

L’istituto bancario è comunque tenuto a non esaurire il conto correte e a lasciare al correntista la disponibilità monetaria pari a quella di un assegno sociale moltiplicato per tre, ossia circa 458 (l’importo viene annualmente rivalutato) x 3 = circa 1345€.

L’ufficiale giudiziario può far richiesta di ricercare conti correnti del debitore senza che questi ne invii al giudice la lista.

Pignoramento dello stipendio

Il pignoramento dello stipendio è anch’esso sottoposto a vincoli: i crediti presso terzi possono essere pignorati del 20% (una sorta di Cessione del Quinto dello stipendio coatta), percentuale che riguarda il netto e non il lordo. Si tratta di una regola che vale per qualunque stipendio e a prescindere dal suo ammontare, e vale anche per i debitori del solo TFR.

Nel caso si sia debitori verso Equitalia, invece, si procede ad un pignoramento che potremmo definire proporzionale allo stipendio: ad esempio, per stipendi al di sotto dei 2500€ viene pignorato 1/10, le retribuzioni tra 2501 e 5000 subiscono 1/7 di pignoramento, mentre rimane a 1/5 al di sopra dei 5000€.

Pignoramento della pensione

Il pignoramento della pensione si fa per un 1/5 massimo del suo ammontare, al netto delle precedenti cessioni volontarie e delle ritenute di legge.

Il pignoramento della pensione può avvenire presso l’INPS, prima che la pensione venga accreditata, oppure dal conto corrente dopo che l’importo è stato corrisposto.

Dal quinto calcolato pignorabile è da detrarre il minimo vitale: questo consiste nella somma di assegno sociale aumentato della metà, ossia di circa 448€ + 224= 672€ approssimativamente, tenendo conto che l’ammontare dell’assegno sociale è soggetto ad aggiornamenti annuali.

Ciò consente al pensionato di poter condurre un’esistenza al di sopra dei limiti della povertà, e di poter continuare a provvedere dignitosamente alla propria sussistenza.

Come per lo stipendio, se però la pensione, detratta del minimo vitale, è al di sotto dei 2500€, verrà pignorato 1/10.

Pignoramento immobiliare

Anzitutto occorre sottolineare che per bene immobile non si intende solo la casa o il terreno; rientrano in questa categoria tutti i tipi di costruzioni, ad esempio anche mulini, bagni, perfino immobili ancora in fase di costruzione ma già acquistati dal debitore.

Sono passibili di pignoramento anche i diritti immobiliari suscettibili di scambio: enfiteusi, usufrutto, nuda proprietà e diritto di superficie. Se l’immobile è ipotecato, il creditore dovrà pignorare anzitutto l’ipoteca, e di seguito l’immobile non ipotecato.

In caso di prima e unica casa, questa è impignorabile solo da parte di Equitalia, mentre può essere pignorata da soggetti privati. Equitalia può quindi pignorare la prima casa, quantunque non sia l’unico bene immobile in possesso del debitore; il limite riguarda infatti l’essere o meno l’unico immobile.

Il divieto di pignoramento dell’unica casa è comunque soggetto ad alcune restrizioni: il debitore deve avervi posto la residenza, l’immobile non deve fare parte delle categorie A/8 (immobili di lusso) o A/9 (beni storico-artistici) e deve essere accatastato come civile dimora.

Cosa fare in caso di pignoramento

Il debitore può, ai sensi dell’articolo 495 del codice di procedura civile, chiedere di sostituire i beni pignorati con una somma pari all’importo dovuto, comprensivo delle spese, degli interessi e dei costi di esecuzione. Tale richiesta dovrà essere deposta in cancelleria prima che il giudice disponga la vendita dei beni mobili e/o immobili, e accompagnata dal versamento di almeno 1/5 del totale dovuto.

La legge consente due tipi di opposizione: l’opposizione all’esecuzione, nel caso in cui la lista dei beni pignorabili includa beni che legalmente non possono essere pignorabili (ne parleremo nel prossimo paragrafo), e l’opposizione agli atti esecutivi, con cui si contesta la regolarità formale degli atti.

Se adduci giustificazioni valide e legittime contro il pignoramento e offri garanzie (le stesse che occorrono per richiedere un prestito), il giudice potrà venirti incontro stabilendo il saldo del tuo debito con rate mensili, da estinguersi entro 36 mesi. Il creditore riceverà dal giudice l’ammontare creditizio che gli spetta ogni sei mesi. In questo caso però dovrai fare particolare attenzione alla puntualità: se ritardi di oltre due settimane nel versare la rata, i beni passibili di pignoramento verranno rimessi in vendita.

Beni non pignorabili

L’articolo 514 del codice di procedura civile regolarizza i beni che possono o non possono essere pignorati.

Tra i beni non pignorabili sono contemplati l’anello nunziale, i vestiti, la biancheria, gli utensili della casa e della cucina e tutto ciò che è di primaria necessità, come frigoriferi e letti, così come gli oggetti di culto. I beni commestibili e i carburanti devono essere lasciati al debitore in misura sufficiente per il fabbisogno di un mese.

Armi, oggetti che per legge il debitore è tenuto a conservare per l’adempimento di un pubblico servizio e ciò che occorre per l’esercizio di una professione o di un mestiere fanno invece parte dei cosiddetti beni relativamente pignorabili, ossia che lo sono ma entro certi limiti. Fanno parte di questa categoria anche gli strumenti necessari per la coltivazione di un eventuale fondo agricolo; questi possono essere usati, sebbene già pignorati, ma con particolare accortezza onde inficiarne l’integrità.

Esistono anche crediti non passibili di pignoramento: rientrano in questa sfera assegni di maternità, assegni di povertà, di infortuni o malattie e crediti alimentari. Fanno parte dei crediti impignorabili anche sussidi provenienti da enti assistenziali e di beneficenza e le polizze vita.

Pignoramenti in contemporanea

Se si incorre in più pignoramenti, di norma il giudice provvede a mettere in atto l’accodo, ossia si procede ad un pignoramento solo se il precedente è stato saldato. Ciò però vale quando le ragioni che conducono al pignoramento siano della stessa natura.

Diverso è il caso in cui contrai contemporaneamente debiti di natura diversa: debiti privati, debiti pubblici (afferenti ad esempio alle tasse) o per alimenti. In questa circostanza il giudice può stabilire che due (o più) pignoramenti avvengano simultaneamente, superando così la soglia di 1/5, ma tenendo sempre come obbligo il limite di non far scendere lo stipendio a meno della metà del suo ammontare.

Come uscire dai debiti

Il pignoramento, purtroppo, è una situazione che si viene a verificare perché, di base, si hanno troppi debiti.

Ecco perché il primo passaggio è sempre quello di cercare di capire come uscire dai debiti nella maniera più veloce possibile.

Molto dipende da che tipo di debito si tratta:

Per farsi aiutare a navigare in questo “mare dei debiti”, si può prendere spunto dai migliori libri sui debiti.

Inoltre, bisognerebbe evitare di entrare in situazioni spiacevoli, come quella di ritrovarsi con l’accollo dei debiti dei defunti, cosa sulla quale tuttavia non si ha sempre controllo.

Infine, devi sapere che ci sono tutta una serie di modi per uscire dai debiti senza soldi, potresti leggere l’articolo per vedere se riesci a trovare degli spunti adatti anche al tuo caso.