Concorso per insegnanti 2019: Bando, requisiti e prove concorsuali

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Tutte le novità del concorso per insegnanti 2018: come si partecipa, le prove e che modalità di accesso al ruolo ci sono.

Dopo oltre un anno di sconvolgimenti, attese ed incertezze che hanno investito il mondo della scuola, finalmente il Ministero della Pubblica Istruzione (MIUR) ha da qualche settimana chiarito le nuove modalità di reclutamento per gli insegnanti per l’anno 2019.

Le novità sono tantissime e volte soprattutto sia ad esaurire le graduatorie già presenti (GAE), sia a crearne di nuove per l’immissione in ruolo di neolaureati, sia ad offrire finalmente delle opportunità a coloro che sono iscritti alle graduatorie d’istituto di II e III fascia.

Secondo il piano di assunzioni del Ministero, il concorso sarà bandito ogni due anni su base regionale, contrariamente al decreto della Buona Scuola che prevedeva cicli concorsuali triennali.

Requisiti preliminari per l’accesso al concorso per insegnanti di ruolo

Anzitutto occorre specificare che il concorso vale per tutti coloro che intendono avviarsi alla carriera di docente, siano essi in I, II, III fascia o neolaureati non inseriti in alcuna delle tre fasce. Potrai partecipare su più classi di concorso (verifica sempre le tabelle sul sito MIUR) ma per una sola regione.

Vediamo subito quali sono i requisiti necessari per partecipare al concorso:

  • Laurea magistrale, o a ciclo unico, o diploma di II livello dell’alta formazione artistica, musicale e coreutica, o titolo equipollente;
  • Possesso dei CFU relativi alla classe di concorso; sul sito del MIUR sono presenti le tabelle relative ai crediti formativi richiesti per ogni classe di insegnamento per cui si intende concorrere, ed è obbligatorio che tu li abbia sostenuti durante il tuo percorso accademico. Se sei in deficit, puoi iscriverti a corsi singoli, sia presso università pubbliche che private (anche telematiche) e recuperarli. Ti consigliamo di rivolgerti a più segreterie possibili, dal momento che i corsi singoli si pagano a credito formativo richiesto, e potrai trovare differenze economiche di non poco conto;
  • Possesso di 24 cfu in discipline antropologiche, psicologiche, didattiche dell’inclusione e metodologie e tecnologie didattiche, con copertura obbligatoria di almeno tre dei quattro ambiti. Attenzione: il ministero non si è ancora espresso sui settori scientifico disciplinari (SSD) richiesti, quindi prima di correre ad acquistare corsi singoli in queste aree aspetta il decreto. È possibile che tali CFU non vengano richiesti, ad esempio, per i laureati in pedagogia o scienze dell’educazione, qualora li avessero già come obbligatori nel loro piano di studi. Inoltre è probabile che al riconoscimento di questi 24 CFU possano essere validi corsi di perfezionamento e master;
  • Livello di conoscenza di una lingua europea pari al B2; anche in questo senso il ministero non ha dato informazioni particolarmente chiare. In un primo momento si era detto che il possesso della certificazione B2 di per sé sarebbe stato un requisito richiesto a monte del concorso, poi invece che il livello sarebbe stato semplicemente attestato durante il colloquio orale. A oggi basterebbe, insomma, dimostrare capacità di comprensione e produzione orale in una lingua a tua scelta anche se non sei in possesso della certificazione, ma anche in questo caso aspettiamo indicazioni più sicure.

Prove concorsuali

Il concorso prevede tre prove a livello nazionale; chi concorre per i posti di sostegno avrà invece quattro prove di cui due scritte.

Ma vediamo punto per punto come sono articolati questi esami:

  1. Il primo step è scritto: il candidato dovrà dimostrare conoscenze su una disciplina a sua scelta tra quelle afferenti alla classe di concorso. Ad esempio, se stai concorrendo per insegnare italiano, storia e geografia alle scuole medie inferiori, potrai scegliere una di queste tre su cui essere valutato.
  2. Passata la prima preselezione scritta, è la volta del secondo scritto: questa volta le materie d’esame riguardano la didattica, la psicologia e le metodologie e tecnologie della didattica.
  3. Per chi intende diventare un insegnante di sostegno c’è una terza prova scritta che concerne pedagogia speciale, didattica dell’inclusione e relative metodologie.
  4. Infine, la prova orale: qui verrai esaminato su tutte le discipline della tua classe di concorso e verranno verificate la conoscenza di una lingua europea (in riferimento al quadro B2 di valutazione) e le capacità informatiche di base. Questi ultimi due accertamenti sono obbligatori anche se possiedi già certificazioni linguistiche o informatiche. In aggiunta, a discrezione della commissione, può essere richiesto al candidato il superamento di una prova pratica.

Il FIT

Superato il concorso, inizia un percorso di formazione, inserimento e tirocinio (FIT) della durata di tre anni.

Il primo anno

Il primo anno di FIT è quello più strettamente formativo, al termine del quale dovrai sostenere un esame finale per ottenere l’abilitazione all’insegnamento.

Durante i primi mesi infatti sarai coinvolto in laboratori, lezioni, seminari, attività di tirocinio e attività formative opzionali riguardanti lo sviluppo di competenze linguistiche. Tutte le attività di questi primi 12 mesi dovranno essere volte all’acquisizione di 60 CFU.

La grossa novità è che rispetto al vecchio tirocinio formativo attivo (TFA) gli oneri non sono a carico del vincitore di concorso: infatti mentre il TFA era, sostanzialmente, un’abilitazione a pagamento (variabile da ateneo ad ateneo, ma in media il costo si aggirava attorno ai 2.000 euro), con il FIT suddetti oneri sono a carico dello Stato. Anche in questo caso non ci sono ancora notizie certe dal Ministero, ma la proposta attuale è di 660€ lordi mensili.

Il secondo e terzo anno

In questo biennio si dovranno acquisire almeno 15 CFU in ambiti relativi alla sperimentazione e all’innovazione didattica, di cui almeno 9 di laboratorio; durante il secondo anno il neoabilitato verrà inserito attivamente nel mondo della scuola tramite supplenze brevi, non superiori ai 15 giorni. In questo modo il rimborso spese di 660€ viene incrementato dal pagamento corrisposto per dette supplenze.

Al terzo anno lo stipendio invece è pieno (previo superamento di un’ulteriore prova intermedia alla fine del secondo anno): verrai infatti inserito su posto annuale vacante, con le relative condizioni normative ed economiche, scelto da te sulla base della posizione in graduatoria e dell’ambito territoriale in cui sei iscritto.

Il tirocinio

L’inclusione lavorativa e il tirocinio sono parte integrante di questo nuovo percorso, in maniera incrementale già dal primo anno. Il tirocinio viene svolto sotto la supervisione del tutor scolastico e del tutor universitario nelle istituzioni scolastiche accreditate dal MIUR.

Dopo una prima fase di osservazione e analisi, si passa alla progettazione e infine alla realizzazione delle attività d’insegnamento.

Accesso al ruolo

Alla fine del terzo anno una commissione preposta verificherà le competenze che hai acquisito e la padronanza degli standard professionali. In caso di valutazione positiva sarai immesso al ruolo con contratto triennale nell’ambito territoriale in cui hai prestato servizio durante il terzo anno del FIT.

Se la valutazione è negativa dovrai attendere nuovamente il concorso, superarlo una seconda volta, e proseguire con il percorso residuo. Ad esempio, se hai conseguito l’abilitazione del primo anno ma non hai superato la prova intermedia del secondo, dopo il superamento del concorso riprenderai dal secondo anno. Ti vengono, in sostanza, tenuti in validità gli obiettivi raggiunti.

FIT ridotto: casi particolari

Se sei già abilitato tramite TFA, il concorso prevede una sola prova orale e un solo anno di FIT, presumibilmente il terzo di vero e proprio tirocinio.

Chi ha conseguito almeno 36 mesi di servizio in 3 anni farà uno scritto su una materia a scelta tra quelle relative alla propria classe di concorso, un orale e due anni di FIT.

Quasi certamente a giugno verrà riaperta per l’ultima volta la III fascia: potrai iscriverti, se non lo sei già, o aggiornare il tuo punteggio, se in questi anni hai lavorato come supplente tramite la messa a disposizione (MAD), e i titoli che danno diritto a punti extra (nuova ECDL, certificazioni linguistiche, master); in questo modo potrai farti conteggiare i mesi di servizio che hai prestato, iniziare a lavorare e cercare di raggiungere i 36 mesi richiesti per avere un percorso formativo ridotto nel caso in cui dovessi poi vincere il concorso.